Codice della Crisi d’Impresa e d’Insolvenza

La legge fallimentare italiana è stata profondamente riformata dalla nuova legge sul “Codice della crisi d’impresa e d’insolvenza”, DL. 14/2019 del 12 gennaio 2019. Questa legge in piccola parte è già in entrata in vigore, ma lo sarà completamente soltanto dal 16 maggio 2022.
Punto fondamentale di tale riforma è il cambio di paradigma tra la situazione precedente e quella riformata: prima la legge fallimentare si preoccupava di tutelare soprattutto i creditori ed era stata pensata in un’ottica liquidatoria.
Oggi questa riforma sposta l’attenzione su un’ottica di continuità aziendale. L’evoluzione dell’economia, diventata globale dalla fine del secolo scorso, ha prodotto una serie di crisi economiche e di rapide evoluzioni tecnologiche che hanno avuto come conseguenza il fallimento e la chiusura di tante aziende, specie di quelle che non sono riuscite ad adattarsi o che sono diventate obsolete. Si pensi ad esempio ad alcuni grossi player industriali o di servizi, come Kodak per le pellicole fotografiche, soppiantate dal digitale. Oppure a società come Blockbuster per il noleggio di videocassette e poi DVD, in crisi a causa dell’avvento di piattaforme di fruizione di contenuti multimediali digitali come Netflix.
Le diverse crisi economiche hanno comportato anche un grande aumento della disoccupazione, con relativa richiesta di indennità di sussidio verso lo stato. E le tante aziende chiuse o in perdita hanno comportato per lo stato molti meno soldi incassati dalla fiscalità e per stati come l’Italia questo significa aumento del deficit e della fiscalità. Ecco quindi che la continuità aziendale e la conseguente tutela dell’occupazione tornano al centro degli interessi del legislatore, portandosi allo stesso piano o addirittura superando quelli della tutela dei creditori; che poi, se una azienda non fallisce, ma continua a lavorare non tutela forse i propri creditori?

La nuova legge pone particolare rilievo (art.2) sulla nuova definizione di crisi e sulla nuova definizione di insolvenza.

    Crisi: lo stato di difficoltà economico-finanziaria che rende probabile l’insolvenza del debitore e che per le imprese si manifesta come inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate.

    Insolvenza: lo stato del debitore che si manifesta con inadempimento o altri fatti esteriori, i quali dimostrano che il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni.

In cosa si differenziano le due definizioni: per semplificare, possiamo dire che il legislatore ha inteso distinguere la crisi, che è uno scenario futuro probabile, ma non certo, dalla insolvenza, dove l’inadeguatezza dei flussi di cassa porterà sicuramente all’impossiblità di adempiere ai propri debiti. Quindi se ci sono i segnali di crisi si potrà ancora intervenire per cercare di rimediare alla situazione, mentre se si arriverà all’insolvenza no.

Lo strumento principale per avere sempre sotto controllo i flussi di cassa dell’azienda è il Budget di Tesoreria, uno strumento semplice ed efficace, che può mostrare, con buona attendibilità, come evolveranno tali flussi fino ad un anno nel futuro. Il Budget sarà mensilizzato e costruito in base alle serie storiche passate ed alle previsioni future (legate anche agli altri Budget aziendali). Alla fine di ogni mese poi si farà la riconciliazione con i valori dell’home banking aziendale e della cassa e si riassesteranno i valori del preventivo, in base all’evoluzione prevista.

Possiamo operare con i Dottori Commercialisti, per seguire “indirettamente” i loro clienti, oppure direttamente con le aziende che vogliano o che dovranno adeguarsi a questa nuova normativa nel prossimo futuro. Un investimento non solo obbligatorio, ma utile.